Percorso

foto gruppo the tempest

 

Nel 400° anniversario della morte di William Shakespeare, il più grande drammaturgo della storia del teatro britannico e mondiale, la “magia” dell’opera del Bardo, il poeta del popolo, ha preso corpo anche a Castrovillari, sul palcoscenico del cine-teatro Ciminelli, con “La Tempesta”.

 

 

 

 

Venerdì 11 marzo 2016 alle ore 11:00, le classi terze C e G della Scuola Sec. di Primo Grado “E. De Nicola” di Castrovillari, accompagnati dai loro docenti Francesco Fratto, Antonio Scorza, Maria Di Franco e Piera Covelli hanno preso parte allo spettacolo in lingua inglese “The Tempest”.

Adattata e raccontata dalla regia di Claire Dunlop, regista del Malachite Theatre di Londra ed esperta shakespeariana, la rappresentazione a Castrovillari è stata un’anteprima che ha aperto il tour 2016 di The Tempest che la compagnia teatrale italo-inglese Erasmus International Theatre mette in scena con la bravura di giovani attori madrelingua provenienti dal Regno Unito.

La scenografia, la musica, le luci, elementi sapientemente modulati, hanno regalato agli alunni 1 ora e 20 minuti di spettacolo accattivante che li ha tenuti attenti e interessati per tutta la sua durata; attratti dalla storia, ma anche dagli interpreti, da loro definiti “bravi e belli”.

Il dipanarsi della vicenda ha immerso gli alunni nelle atmosfere shakespeariane, misteriose e sempre attuali, li ha trasportati attraverso le varie sfaccettature del “play” ma il tutto è sicuramente stato reso più “leggero” dall’immancabile nota comica, rappresentata in particolare da due marinai ubriaconi, Stefano e Trinculo, che stringono amicizia con il deforme Calibano e architettano una ribellione contro Prospero, cercando di sottrargli i libri di magia, tentativo che miseramente fallisce. Questo aspetto ha divertito molto tutti i ragazzi.

Alla fine della rappresentazione gli attori sono stati a disposizione dei giovani spettatori per togliere loro delle curiosità ed hanno risposto alle loro domande, naturalmente poste in inglese.

Il teatro contribuisce a rendere più efficaci le conoscenze delle lingue straniere; è, infatti, il luogo dove spettacolo e necessità didattiche coincidono in maniera da diventare uno strumento comunicativo molto utile e adatto ad un giovane pubblico quale quello delle scuole medie.

Gli alunni sono stati preparati alla rappresentazione con schede didattiche, giochi, esercitazioni e attività di ascolto-lettura del copione dello spettacolo. Il linguaggio shakespeariano è stato opportunamente semplificato in maniera da rendere la recitazione comprensibile e chiara il più possibile per gli studenti delle scuole medie. 

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Shakespeare scrisse “The Tempest” nel 1610 e venne rappresentata per la prima volta nel 1611. È considerata la sua penultima opera e sicuramente quella che segna il suo addio alle scene. I personaggi di quest’opera riprendono e “personificano” tutte le tematiche delle sue opere precedenti. Ambientata su un’isola mai ben precisata, la storia narra come il mago Prospero, con l’aiuto della magia e dello spirito Ariel, riesce a riprendersi quanto gli era stato sottratto con l’inganno. Prospero, ex Duca di Milano, viene spodestato dall’invidioso fratello Antonio, aiutato dal re di Napoli, Alonso.

Fuggito a bordo di una barca con la figlia ancora bambina, Miranda, e con i suoi inseparabili libri di magia, Prospero approda in un’isola misteriosa e deserta. L’isola, in realtà, non è del tutto disabitata: vi abita una specie di mostruoso selvaggio, Calibano, figlio della strega Sicorace; e uno spirito dell’aria, Ariel, imprigionato da lei nella scorza di un albero e liberato, appunto, da Prospero. Qui Prospero, immergendosi nello studio della magia, raggiunge un potere sovrano su ogni creatura dell’isola e sulle stesse forze della natura, che gli obbediscono completamente.

Un giorno - e qui comincia l’azione della commedia - Prospero “vede” il passaggio di suo fratello Antonio a bordo di una nave; scatena una terribile tempesta e causa il naufragio di tutto l’equipaggio, tra cui lo stesso re Alonso e suo figlio Ferdinando. Con un artificio magico riesce a separare tutto l’equipaggio e a far credere ad ognuno di loro di essere rimasto da solo. Prospero, il mago protagonista della storia, è l’artefice nascosto di ogni avvenimento, che agisce tramite l’aiuto del fedele Ariel, lo spirito suo servitore a cui promette la tanto sospirata libertà in cambio dei suoi ultimi servigi. Ariel fa incontrare Miranda e Ferdinando e fa scoccare l’amore fra i due, amore che sarà il motivo di riconciliazione fra Antonio e Prospero ed il ritorno dello stesso a Milano. Nell’atto conclusivo in cui Prospero abbandona per sempre la magia si può intravedere la similitudine del drammaturgo che abbandona per sempre il Teatro, almeno in qualità di attore.

 “La tempesta” è una delle più affascinanti opere di Shakespeare e quella in cui il profondo cambiamento degli ultimi anni si rivela meglio: si assiste a una ricomposizione dei conflitti e dei nodi esistenziali che nel teatro shakespeariano precedente non avevano trovato soluzione e avevano generato ulteriori conflitti, violenze, dolori: il desiderio di vendetta nell’«Amleto», l’ossessione della gelosia nell’«Otello», la smania di potere nel «Macbeth», l’ingratitudine nel «Re Lear», l’amore tragicamente contrastato nel «Romeo e Giulietta».
La ricomposizione avviene in virtù di una superiore saggezza, di una più alta comprensione del fenomeno umano, di una più ampia e generosa tolleranza verso le debolezze e le contraddizioni degli uomini. Per tale ragione vi si respira un’atmosfera più pacata e consapevole di ciò che è essenziale alla vita umana. Ed essenziale è il perdono: sembra questa la parola definitiva che il drammaturgo rivolge al suo pubblico e a tutti gli uomini, poco prima di accomiatarsi dal gran teatro del mondo - morirà pochi anni dopo, il 23 aprile 1616-, dopo una vita di incessante riflessione sulla condizione umana.
Ma, per saper perdonare gli altri, è necessario prima imparare a perdonare a se stessi: di qui la necessità di assumersi la responsabilità dei propri errori, delle proprie colpe, ed espiarli, rigenerandosi; solo così sarà possibile spezzare il cerchio perverso del rancore, dell’odio e del desiderio di vendetta.

Anche perché la vita umana, con tutti i suoi drammi, le sue brame, i suoi timori, non merita di essere presa troppo sul serio, se considerata come un fine in se stessa. Come dice Prospero nel quarto atto:”We are such stuff as dreams are made of, and our little life is rounded with a sleep” (“Noi siamo della sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra stessa vita non è altro che un sogno”).

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